
opaliop
Getulio Alviani, 1996
“Rinunciando a mezzi estranei, Alviani approda a una nuova forma di illusionismo (la superficie è ondulata o piana?). Non propone un’immagine chiusa e perfetta, ma un valore da conquistare, da guadagnarsi, non un punto di vista ma la ricerca di un punto di vista: che, inutile dirlo, non sarà mai trovato. L’oggetto di Alviani ‘cambia fisicamente’ e ‘supera sempre lo spettatore’: cioè rappresenta un fenomeno tangibile e corposo pur restando sempre ‘oltre’.
”
Getulio Alviani è stato invitato per la prima edizione di Arte all’Arte dalla curatrice Laura Cherubini presentando il suo lavoro all’interno della Sala del Palazzo Patrizi a Siena.
“Questo lavoro deriva da un’opera realizzata da Alviani nel 1964. Si chiamava Opgame ed era un gioco (“...un gioco ottico forse anche serio...com’è il palio,...” scrive ora l’artista) composto da dischi rosa e verdi moltiplicati nello spazio del riflesso. Ma in questo caso viene replicata anche la parola.
Maurizio Fagiolo ha rintracciato come tratti caratteristici del lavoro di Alviani due elementi che si trovano sempre intrecciati nella tradizione artistica dal barocco al futurismo: la luce e il dinamismo. “Il dinamismo vale anche per le altre attività. Gli op dresses: i disegni di tessuti di alta moda ( per la Marucelli) in cui il disegno combinato con il plissé della stoffa entra strutturalmente nel tessuto (mentre assistiamo oggi a una moda ‘op’ orecchiata). Gli op studies, con la tessitura ortogonale di linee per creare retini sempre variabili, oppure con ritmi circolari che fanno nascere spirali o bersagli con riflessi ipnotici. Gli op games, con gli elementi speculari ricurvi che riflettono oggetti, arrivando a moltiplicarli in una prospettiva da ‘fair of vanity’. Le op structures: la replicazione di un modulo con l’intervento anche del colore, che riesce a sfaccettare il diamante programmato. E infine, le op architectures, il cui primo esempio è la ‘superficie a testura vibratile’ per il Kindeergarte. […]
E anche in questo lavoro sul Palio il punto di vista è mutevole e l’illusionismo notevole: l’oggetto è quasi indistinguibile dal suo riflesso. Il dinamismo dello spettatore gioca un ruolo importante nella fruizione dell’opera. “Alviani, in modi diversi, dice sempre le stesse cose: gli interessa la didattica, l’educazione visiva, il modello di comportamento. In una sua struttura ne sono contenute infinite atre: non esiste una visione prevalente sulle altre perché tutte le possibilità di visione sono accettabili”. Non esiste dunque una visione privilegiata, la ricerca è problematica perché prende in considerazione le diverse possibilità. Anche “la luce si rivela così una e tante”. Fondamentale è l’aspetto tecnico che permette di verificare le differenti eventualità. “Alviani ha elaborato sul dinamismo della sua opera una formula che ha l’infallibilità d’una dimostrazione logico-matematica: ‘specularità + riflessione + fonte luminosa + angolazione visiva + movimento = vibratività (dell’oggetto) + comportamento = interrelazione + percezione = situazione’. La situazione, ecco il problema, e il punto d’arrivo è duplice: è ‘in situazione’ l’opera, è ‘in situazione’ lo spettatore”. E opaliop rispecchia la multiforme situazione del Palio.”
Laura Cherubini, Arte all’Arte I, 1996
Altri progetti di Arte all’Arte I
Credits
Getulio Alviani, opaliop, 1964/96
legno verniciato, acciaio / painted wood, steel
180x180x60 cm, installazione a Palazzo Patrizi, Siena
Arte all’Arte I
Foto Alberto Cipriani
©Associazione Arte Continua