Nato a Cecina (Livorno) nel 1962, dove vive e lavora. Ha esposto, fra l’altro, alla Henry Moore Foundation di Leeds nel 1996, al The British School di Roma nel 1997, alla casa Masaccio di San Giovanni Valdarno nel 1998, al Forum Kunst Rottweil nel 2000, al P.S.1 di New York, alla Lenbachhaus di Monaco, alla 48° Biennale di Venezia, alla Biennali di Valencia, al centro Nazionale per le Arti Contemporanee di Roma nel 2001, a Manifesta 4 di Francoforte nel 2002. Nel 2003 ha realizzato l’opera site specific Desert Dance per il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Da sempre interessato a modificare o ricostruire il luogo in cui opera, piuttosto che a collocare semplicemente i suoi lavori, Bartolini interviene celando e sublimando gli sforzi della preparazione in studio e della costruzione nel luogo: la complessità della progettazione e della realizzazione fisica si  tramutano nella semplicità e nella leggerezza del risultato finale. Luogo di sospensione, l’installazione diventa anche luogo di passaggio e di rivelazione, spazio aperto dalla visione dell’artista.

La piscina fuori terra di Massimo Bartolini è situata nel campo degli ulivi sotto la rocca. Frutto d’innesto di una costruzione nell’alveo natura del paesaggio senese. L’artista interviene con un progetto che ne seleziona metafisicamente l’invaso, tra spazio e tempo con epifania finale.

Lo spazio è rappresentato dalla presenza dell’acqua resa mobile da un motore che sembra frullare il tempo e segnala la ferma presenza verticale di un albero, piantato esattamente al centro della piscina. L’albero è sottratto alle onde che sistematicamente si agitano intorno. L’opera di Bartolini segna l’incontro tra la simmetria della natura e la risposta alla sua statica contemplazione.

Il genius loci dell’artista toscano è temperato dall’innesto di un gusto magrittiano, un senso silenziosamente strabico, al limite dell’autoironia, che sovverte l’horror vacui, l’assordante silenzio di ogni campagna, seppure mitica come quella senese.